Smile like a boomer! Dimmi che emoji usi e ti dirò quanti anni hai :-)

C’è chi non le usa mai, chi non potrebbe farne a meno e chi preferisce il fascino old school delle emoticon di una volta. L’uso delle faccine ha cambiato il nostro modo di comunicare. E spesso lascia trasparire la generazione a cui apparteniamo.

I primi avvistamenti in una preistorica rete internet risalgono ormai a quarant’anni fa, in alcune e-mail di informatici visionari che si interrogavano sull’eventualità di utilizzare dei segni specifici per introdurre un po’ di “sentimento” nelle fredde comunicazioni scritte. Da allora, le faccine - due punti, trattino, parentesi - ne hanno fatto di strada, fino a diventare un vero e proprio linguaggio.

Ad oggi sono circa tremila le emoji disponibili nei vari sistemi operativi e, considerato l’enorme utilizzo da parte di chiunque possieda uno smartphone, il loro numero continuerà a crescere in modo esponenziale. I nostri tweet, le chat, i post sui social network, le e-mail sono pieni di espressioni del volto, di animali, cibo, veicoli, oggetti di uso comune, simboli e tutto ciò che possa essere rappresentato con un’immagine.

Il solo alfabeto non ci basta più, vogliamo comunicare in maniera più calda le nostre emozioni, rendere meno asettico il filtro dello schermo, colorare, animare, rendere più vive le nostre parole.

Tutti amano le emoji

Se si esclude la nicchia dei puristi, inorriditi al solo pensiero di poter infilare un sorriso in una frase, e lo zoccolo duro dei nostalgici che utilizzano ancora le emoticon vecchia scuola (per intenderci, le faccine create con i simboli della punteggiatura :-D), la maggioranza della popolazione mondiale considera le emoji come parte integrante del proprio linguaggio.

Secondo una ricerca effettuata da Adobe in più paesi del mondo, l’emoji più gettonata del 2021 è stata la faccina che ride a crepapelle, seguita da il pollice all’insù e dal sempre amato cuore rosso. Dalla ricerca emerge anche che l’utilizzo delle faccine e dei simboli è trasversale, dai giovanissimi alle persone più mature.
Hai più di ‘anta anni e pensi che usare le faccine ti renda più giovane?
Ci dispiace deluderti, ma no.

Analizzando le risposte delle migliaia di intervistati, Adobe ha confermato quello che tutti noi abbiamo sempre sospettato leggendo le bacheche Facebook dei nostri genitori, zii e nonni: la scelta, il significato e il contesto delle emoji cambia se vengono utilizzate da un boomer (nato tra il ’46 e il ’64), da uno xennial o un millennial (nato dal ’65 all’79 o dall’80 al ’95) o da un appartenente alla Gen Z. Più anni hai e più tenderai a essere didascalico con le faccine, mentre i giovani reinterpretano, usano metafore, cambiano le regole.

Qualche esempio

Per descrivere la gioia o il divertimento, i boomer utilizzano l’emoji che sorride, i millenial la faccina che ride fino alle lacrime, mentre i ragazzini usano il simbolo del razzo o dell’aereo per intendere “sto volando”, oppure la bara di legno e il teschio come a dire “sono morto”. Pollice alto, segno dell’OK con le dita, mani che applaudono, stampo del bacio = boomer.

Emoji con cappello da cowboy, persona che sta in piedi, faccina congelata, il paio di occhi = Gen Z (e se non ne conosci il significato, be’, sei old!)

Andiamo a fare un giro

Treno, nave, monopattino, bici e… per rappresentare lo scooter quasi tutti i sistemi operativi hanno una sola iconica immagine: la Vespa. Poteva essere altrimenti?

Scusa, mi hai frainteso.

Se ti piacciono le emoji, fai sempre attenzione a quando e come usarle. Meglio evitarle nelle comunicazioni formali o di lavoro, a meno di non essere in confidenza con i colleghi. Usa con parsimonia i simboli di dubbio gusto. Dalla solita ricerca Adobe è emerso un certo pregiudizio, dovuto a eventuali doppi sensi, verso alcune particolari emoji, come la melanzana, la pesca o la faccina del pagliaccio.

Infine, per non creare imbarazzo, meglio evitare l’emoji che strizza l’occhio, considerata cringe dai giovanissimi e sinonimo di flirt dai più adulti. Nel dubbio, lascia stare i messaggi scritti e fai una telefonata.